Scultura italiana dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta

Workshop

  • Evento pubblico senza registrazione
  • Datum: 18.10.2023
  • Uhrzeit: 15:00 - 18:00
  • Vortragende(r): Workshop
  • Ort: Villino Stroganoff, Via Gregoriana 22, 00187 Roma e online
  • Kontakt: freiberg@biblhertz.it
Scultura italiana dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta
Il workshop “Scultura italiana dal dopoguerra agli anni Ottanta” — in occasione della mostra “Mauro Staccioli: Cementing a Legacy” presso Bibliotheca Hertziana — mira ad approfondire aspetti meno studiati e controversi della scultura italiana del secondo dopoguerra, prendendo come punto di partenza l’opera di Mauro Staccioli in tutte le sue sfaccettature.

Il workshop intende mettere in luce alcune questioni aperte che riguardano aspetti, contesti e pratiche peculiari della scultura italiana dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta. Concepito attorno al progetto di Biblioteca Hertziana per l’Archivio Mauro Staccioli, che viene presentato in una mostra di ricerca che inaugurerà a conclusione dei lavori, affronta questioni metodologiche e di inquadramento storico-critico, casi di studio, ipotesi di attualizzazione, approfondimenti tra materialità e immaterialità dell’archivio di scultura nell’era digitale. L’obiettivo è quello di offrire alcune possibili coordinate di ricerca e ipotesi di restituzione e condivisione per gli studi sulla scultura italiana contemporanea nel contesto internazionale.

Il orkshop, a cura di Tristan Weddigen e Francesca Pola, è promosso e realizzato da Biblioteca Hertziana in collaborazione con Archivio Mauro Staccioli e ICONE - Centro Europeo di Ricerca di Storia e Teoria dell’Immagine dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

 

Partecipazione online è possibile attraverso il nostro canale VIMEO: https://vimeo.com/event/3710169

Programma

15:00: Saluti: Tristan Weddigen

15:10 – 15:25: Francesca Pola: “Originalità della scultura intervento di Mauro Staccioli: tra pensiero e contesto”

15:25 - 15:40: Duccio Nobili: “Scultura: «un’etichetta da contrabbandare alla buona»? Ridefinizione di un medium 1967-1970”

15:40 - 16:00: Discussione e Q&A moderati da Lara Demori

16:00 - 16:15: Chiara Pazzaglia: “Una contraddizione in termini? Monumenti moderni nell’Europa post 1945”

16:15 - 16: 30: Marica Antonucci: ”Mauro Staccioli e il “farsi motivato” della scultura”

16:30 - 16:50: Discussione e Q&A moderati da Lara Demori

16:50 - 17:05: Pausa caffé

17:05 - 17:20: Caterina Martinelli: ”L’Archivio Mauro Staccioli: opere, documenti e pratiche progettuali”

17:20 - 17:35: Ilaria Bernardi: ”Digital for Mauro Staccioli”

17:35 - 18:00: Discussione Q&A finali moderati da Lara Demori

Il Workshop sará seguito dall'inaugurazione della mostra: Mauro Staccioli, Cementing a Legacy

SPEAKERS:

Francesca Pola, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano
Francesca Pola è Professoressa Associata di Storia dell’Arte Contemporanea alla Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dove è membro del consiglio direttivo dei centri di ricerca ICONE, Centro Europeo di Ricerca di Storia e Teoria dell’Immagine e CRISI, Centro di Ricerca Interdisciplinare di Storia delle Idee. Fulbright Distinguished Lecturer Chair in Italian Studies alla Northwestern University di Evanston (Chicago, 2016), svolge da decenni intensa attività di ricerca, editoriale ed espositiva dedicata all'arte italiana del Novecento in prospettiva internazionale, con particolare attenzione alla scultura e agli archivi d’artista.

Duccio Nobili, Deutsche Forum für Kunstgeschichte, Parigi
Duccio Nobili è ParisxRome fellow presso il Deutsch Forum für Kunstgeschichte di Parigi e la Bibliotheca Hertziana – Max Planck Institut per la storia dell’arte di Roma. Il suo progetto di ricerca approfondisce gli scambi artistici e culturali tra l’arte e la critica europea e quella russa e dell’Europa centro-orientale. Ha conseguito il dottorato di ricerca (Ph.D.) alla Scuola Normale Superiore, con una tesi dedicata alla reinvenzione della scultura e della figura dello scultore in Italia tra 1967 e 1978, trattando in particolare la pratica e l’opera di Lucio Fontana, Giacomo Manzù, Ettore Colla, Mauro Staccioli, Pietro Consagra, Francesco Somaini. Nel 2020 è stato Junior Fellow presso il Paul Mellon Centre di Londra dove si è occupato dei rapporti tra scultura inglese e italiana tra anni Sessanta e Settanta in una prospettiva internazionale.

Chiara Pazzaglia, Scuola Normale Superiore di Pisa
Chiara Pazzaglia è dottoranda in Storia dell'arte alla Scuola Normale Superiore (SNS) di Pisa, in co-tutela con l'Université Paris Nanterre. La sua tesi, condotta sotto la supervisione di Flavio Fergonzi e Thierry Dufrêne, indaga un corpus di monumenti pubblici realizzati da scultori italiani in Europa dopo il 1945, in una prospettiva transnazionale. Su questo progetto lavorerà anche come Research Fellow all’Henry Moore Institute di Leeds nel novembre - dicembre 2023. Allieva del corso ordinario della Scuola Normale, ha seguito un percorso parallelo all'Università di Pisa, conseguendo la laurea triennale (2019) e magistrale (2021) in storia dell'arte. I suoi principali interessi di ricerca riguardano l’arte del Ventennio fascista e la scultura europea tra Otto e Novecento, con una specifica attenzione alla statuaria pubblica.

Marica Antonucci, The American University of Paris
Marica Antonucci insegna storia dell’arte all’American University of Paris. Ha conseguito il dottorato di ricerca (Ph.D.) a Johns Hopkins University con una tesi dedicata ai rapporti tra arte e pensiero marxista in Italia negli anni 60 e 70. Nel 2017 è stata Carlson Cowart Fellow al Baltimore Museum of Art, dal 2018-2020 Predoctoral Fellow alla Bibliotheca Hertziana, nel 2021 Fellow al Center for Italian Modern Art e nel 2022 Dean’s Teaching Fellow a Johns Hopkins University. Le sue ricerche sono state pubblicate in ASAP/J e nel Monument Lab Bulletin.

Caterina Martinelli, Archivio Staccioli e Università di Zurigo
Caterina Martinelli è dottoranda in Storia dell’Arte presso l’Università di Zurigo. Dal 2020 è collaboratrice presso l’Archivio Mauro Staccioli dove si occupa della gestione, organizzazione e sistemazione del materiale d’archivio. Da settembre 2021 è ricercatrice presso la Bibliotheca Hertziana in cui cura un progetto in collaborazione con l’Archivio Mauro Staccioli dedicato alla digitalizzazione dei materiali documentari afferenti alle opere realizzate dall’artista tra il 1971 e il 1988. I suoi principali interessi vertono intorno alla scultura del secondo Dopoguerra, con particolare attenzione alle pratiche di arte ambientale, e agli archivi d’arte contemporanei.

Ilaria Bernardi, IULM, Milano
Ilaria Bernardi è dottore di ricerca in storia dell’arte e curatrice.
È curatrice presso l’Associazione Genesi e professore in “Archivi d’artista” presso la IULM di Milano.
Ha curato mostre per istituzioni pubbliche e per importanti spazi espositivi in Italia e all’estero. Ha dedicato la maggior parte delle sue monografie e dei suoi saggi critici alle ricerche artistiche italiane dal Dopoguerra fino a oggi. In passato, ha lavorato, tra gli altri, con Germano Celant e, al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, con Carolyn Christov-Bakargiev.

Organizzazione scientifica: Lara Demori

Imagine: Mauro Staccioli durante la realizzazione in situ di "Scultura-Intervento", Piazzetta Einaudi, Milano, 1974, copyright Enrico Cattaneo

 

Abstracts

Francesca Pola: Originalità della scultura intervento di Mauro Staccioli: tra pensiero e contesto
L’intervento si concentra sul rapporto significante e trasformativo che lega pensiero e contesto nella scultura di Mauro Staccioli, con l’intento di mettere in luce l’originalità distintiva della sua “scultura intervento” come alternativa rispetto sia al monumento convenzionale sia alla scultura cosiddetta site-specific. Questa straordinaria e incomparabile intuizione creativa ha reso la scultura di Staccioli una presenza plastica dialogante, concepita a partire dal proprio spazio di destinazione, e in funzione di esso, il cui significato ne è formalmente e poeticamente inscindibile, e si pone come trasformazione ulteriore della sua identità stessa. Vengono in particolare messe a tema alcune coordinate ideali e operative che rendono lo studio e la ricerca su questa tipologia di opere un territorio complesso e stratificato, in cui rintracciare connessioni tra momenti significanti diversificati, che materializzano l’idea e le sue declinazioni possibili in una relazione costantemente biunivoca con i contesti

Duccio Nobili:
Scultura: «un’etichetta da contrabbandare alla buona»?
Ridefinizione di un
medium 1967-1970
Il 1967 è stato in più occasioni definito come l’«anno della scultura». L’affermazione internazionale del minimalismo, interi numeri di rivista e grandi rassegne itineranti pongono questo medium al centro delle attenzioni di critici e artisti. Le principali novità in Europa e negli Stati Uniti sembrano riconducibili alla scultura. In Italia, tuttavia, questo paragone ha vita breve. Alla fine del 1968 numerosi critici italiani epurano i propri testi dalla parola «scultura»; le terminologie, la storia e le mitologie di questo mestiere escono dall’agenda di molti, e in primis di quegli artisti che fino a pochi mesi prima si erano professati scultori. Simili censure e autodafé, sintomatiche di un cambio di passo nel modo di concepire l’identità e i confini delle discipline artistiche, hanno determinato l’immagine di un decennio senza scultura.Lo scopo di questo intervento è ribaltare tale narrazione. Seguendo l’evoluzione, gli slittamenti semantici e gli utilizzi diversi del termine «scultura» nel lavoro di artisti come Marisa Merz, Alighiero Boetti, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto o Barry Flanagan, un dato si impone per la sua evidenza: l’importanza delle riflessioni su questo medium. È stato rimodulato e reinventato ma ha costituito uno dei termini irrinunciabili - spesso per opposizione - nel definire l’identità di alcuni degli artisti più rappresentativi di quegli anni.

Chiara Pazzaglia: Una contraddizione in termini? Monumenti moderni nell’Europa post 1945
Il paradosso evidenziato dal sociologo Lewis Mumford nel 1937 offre ancora spunti di riflessione: «The very notion of a modern monument is a contradiction in terms: if it is a monument, it cannot be modern, and if it is modern, it cannot be a monument». Al termine della seconda guerra mondiale, alla tradizionale incompatibilità tra arte moderna e spazio pubblico si aggiunse inoltre una rinvigorita sfiducia verso un genere, quello monumentale, dai fastidiosi rimandi bellicisti e nazionalisti. L'obiettivo di questo intervento è dunque quello di mettere a fuoco la ridefinizione del monumento pubblico nell'Europa del dopoguerra con un approccio comparativo transnazionale. Per molti artisti già attivi prima della guerra, il problema non era solo trovare nuove forme, contenuti e valori conformi ai nuovi ideali democratici, ma anche sapersi abilmente collocare all’interno di una rete artistica internazionale in un momento in cui stava prendendo forma una nuova idea di Europa. Un utile punto di partenza per affrontare la questione è considerare gli esiti (e i limiti) di concorsi cruciali come quello del 1952-53 per il Monumento al prigioniero politico ignoto e quello del 1957 per il memoriale del campo di Auschwitz-Birkenau. Ricostruendo i progetti, gli stili e gli intenti di un corpus di monumenti di particolare rilevanza, l'obiettivo dell’intervento è quindi quello di provare a definire l'esistenza di una "Weltsprache" del monumentale nell'Europa del dopoguerra.

Marica Antonucci: Mauro Staccioli e il “farsi motivato” della scultura
Nel catalogo della sua prima mostra alla Galleria Toninelli di Milano tenutasi nella primavera del 1972, lo scultore Mauro Staccioli dichiara “arte e politica” come “interessi prevalenti”. Malgrado questa affermazione esplicita, gli studi storico-artistici dedicati allo scultore Volterrano tendono a considerare questi interessi come pratiche distinte. Questo intervento riconsidera la questione utilizzando il caso studio della “scultura-intervento” eseguita da Staccioli per il Premio Suzzara nel 1974 come punto di partenza. Attraverso un’analisi dell’opera alla luce di documenti d’archivio e tramite confronti con studi di storia e teoria politica è possibile ripensare il rapporto tra arte e politica nella pratica artistica di Staccioli. Di conseguenza questi interessi si dimostrano non più sfere distinte, ma attività integralmente connesse.

Caterina Martinelli: L’Archivio Mauro Staccioli: opere, documenti e pratiche progettuali
L’intervento ha come obiettivo quello di illustrare le peculiarità che caratterizzano l’Archivio Mauro Staccioli attraverso la presentazione di due interventi realizzati da Mauro Staccioli negli anni Settanta e Ottanta. Sviluppando la narrazione di Verbania 74 e Seoul 88 in un’analisi centrata sulle pratiche progettuali dello scultore e sulla netta svolta che quelle, insieme agli intenti e agli ideali creativi, subiscono al passaggio dei due decenni, verranno presentati materiali come fotomontaggi, disegni, schizzi, appunti, maquettes, mappe geografiche e planimetrie. La ricchezza e la varietà della documentazione, infatti, oltre a chiarire il significato di una scultura in cui il progetto è sempre connesso ad un forte senso del costruire ed entrambi sempre vividamente consapevoli del luogo in cui l’opera sarà realizzata, fa del suo archivio un unicum tra gli archivi di scultura, rendendo possibile oggi sia studiare con elevata profondità il lavoro dello scultore, sia avere ricche informazioni di contesto utili anche a ricerche non monografiche.

Ilaria Bernardi: Digital for Mauro Staccioli
Digital for Mauro Staccioli è il progetto curato da Ilaria Bernardi, vincitore del bando Toscanaincontemporanea 2020, concepito in vista della digitalizzazione dell’archivio di Mauro Staccioli che è stata svolta dalla Bibliotheca Hertziana in collaborazione con l’Associazione dell’artista e che è stata resa possibile tramite il contatto tra i due enti attivato nel 2020 dalla stessa Ilaria Bernardi.
Accanto alla redazione e messa online dell’inventario del materiale d’archivio, Digital for Mauro Staccioli ha previsto un potenziamento delle piattaforme digitali e la realizzazione di una mostra online che include opere commissionate ad artisti di generazioni successive rispetto a quella di Staccioli, concepite esclusivamente per la fruizione digitale.
Approfondire questo progetto significa declinare il tema cardine della ricerca di Staccioli, ossia la percezione, nella dimensione digitale, facendo emergere l’attualità e il lascito della sua opera per le generazioni future.

 

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