Palladianesimo in Africa occidentale: Le ambiguità di una migrazione architettonica

Federico Marcomini, Ph.D.

Dal XVII secolo, l’eredità dell’architetto rinascimentale Andrea Palladio ha plasmato l’ambiente costruito della cosiddetta ‘civiltà occidentale’, dall’Europa al Nord America. Recenti approcci critici, tuttavia, incoraggiano una rivalutazione del palladianesimo, sottolineando le sue interconnessioni con la cultura razzializzata e il colonialismo. Partendo da questa premessa, questa ricerca indaga il caso particolare della Liberia, in Africa occidentale. Il suo territorio fu acquisito all’inizio del XIX secolo da un’organizzazione nordamericana per ricollocare ex soggetti in schiavitù e persone libere di colore, che importarono le loro idee di società, civilizzazione e architettura. Le fotografie di case ‘americo-liberiane’ scattate da Max Belcher negli anni Settanta hanno dato attenzione a questa originale forma di palladianesimo, ma le sue complesse implicazioni rimangono poco indagate. Questo progetto esplora le proprietà formali, materiali e culturali dell’architettura liberiana nella longue durée, dalla fondazione della capitale Monrovia nel 1822 agli anni Sessanta del Novecento. Utilizzando come fonti primarie resoconti di viaggio, rapporti etnografici e letteratura correlata, la ricerca analizza criticamente il modo in cui lo sguardo occidentale ha inquadrato il contesto unico della Liberia. Discute il ruolo dell’ambiente costruito nella creazione di narrazioni sul paese, alimentando al contempo concezioni stereotipate sulle abitazioni e gli stili di vita indigeni. Questo progetto fornisce un nuovo contributo a una tradizione storiografica consolidata, illuminando un’esperienza architettonica in gran parte trascurata ma altamente significativa.

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